Non si sarebbe mai detto.
Una ricerca storica di catasti, un’analisi strutturale componentistica del fabbricato, materiali tecnologicamente moderni: un caso “classico” di restauro.
E invece, tra le complesse ed odierne dinamiche cantieristiche, il paradosso se vogliamo della tradizione: il “proprietario” di casa nell’abbattere un tratto d’intonaco intuì da alcuni segni sotto un primo strato una possibile presenza.
Pian piano, a mano si fece strada scrostando l’intonaco a strati superiori cementizi anche di 10cm, dove in alcuni tratti quello sottostante era già sollevato… Nell’ingordigia del conoscere si apriva alla vista velocemente un intonaco a ragnatela vecchio coi famosi segni della velina preparatoria di un affresco.
Una uniformità grigia, già resa pesante dalla giornata nuvolosa, ma bene promettente dall’intensità di segni…. Addirittura sembrava scorgersi un volto nel grigiore generalizzato.
Si fecero delle foro.
O la va o la spacca, preso un secchio d’acqua si provò a bagnare, ma pronti con la macchina fotografica poiché se scompariva qualcosa almeno avremmo documentato il primo-ultimo rinvenimento.
Stupendo, i colori saltarono all’occhio sembrava una magia, due volti rossi, blu, verdi, ma pur sempre con questo grigione.
Interpellata un’amica restauratrice, nel vederlo, restò stupefatta più di tutti in quanto lei si proiettava già quello che sarebbe stato il risultato del restauro.
Il lavoro di restauro fu impegnativo, minuzioso, rispettoso, ma di una gratificazione impareggiabile: ci apparve una Madonna con Bambino seduta in trono con doppio drappo posteriore in una prospettiva schiacciata, con mantello bicolore e bracciale al polso. I riccioli del Bambino Gesù sembrano veri.
Dalle grandi dimensioni dell’affresco all’apertol’autore doveva essere esperto e sicuro, comunque con ottima mano visti i dettagli.
Alcuni di questi, vista la grandezza dell’affresco, possono essere andati perduti se realizzati a tempera in tempo successivo all’asciugatura dell’intonaco a fresco.
Quello che rimane è ovviamente una testimonianza artistica di rilievo nel panorama pittorico cittadellese. Difatti è possibile inquadrare tale affresco per come composto nelle figure e nelle posizioni al tempo del XV secolo.
Infatti ora come allora una cosa la si fa quando è di moda.
Comunque dalla parete -lato sud- ripulita dall’intonaco ammalorato e cementizio apparve l’accesso al piano terreno, con arco a tutto sesto ed una facciata –sud- con delle finestre murate (con architrave in mattoni a taglio per l’altezza), simmetrica al centimetro con l’affresco al centrato appieno nella facciata… sempre al piano terra fronte strada, il basamento di facciata era ricoperto da cemento dato a pennello, nascondeva una pietra di asiago cesellata a mano riconducibile ad eguali presenze in centro storico. Fin sotto la cornicie de fabbricato un intonaco in coccio pesto con tracce di pittura verdognolo azzurrina.
Il fabbricato si presentava ora sotto una luce diversa, inquadrato proporzionato dalle dimensioni “nobili”.
Allora parlando coi vicini, con le persone anziane del borgo -memorie viventi- e coi vecchi proprietari della casa accadde che nessuno sapeva della presenza di un affresco, anzi, tra le due case fronte strada ci sarebbero state due camere con passaggio sottostante. Il tetto delle due camere sostenuto da trave in legno inserito nei muri laterali molto probabilmente determinò le due lacune presenti nell’affresco. 
Un vecchio amico di Bino Rebellato mi portò delle notizie importanti sulla casa…. Scoperte che aveva fatto direttamente Bino che andava fino in fondo per capire bene le cose: già nel 1955 aveva scritto nota al “Gazzettino”.
Dalla ricerca di Bino pubblicata successivamente in un suo testo, risultava che questa casa era appartenuta alla famiglia Navarrini. Francesco Navarrini (1855-1923) “uno dei più grandi bassi del suo tempo … invitato direttamente alla Scala di Milano da Giuseppe Verdi alla prima mondiale dell’Otello nel 1887 ad impersonare Lodovico. … Malta, Venezia, Lisbona, Trieste, Firenze, Roma, Torino, successi e successi nei più grandi teatri del tempo”.
Questi Navarrini furono anche proprietari della villa di Rossano Veneto denominata villa “Caffo Navarrini”.

Una storia di persone…